Paolo Gioli
Notes de mon entretien avec Paolo Gioli le 30 mai 2011, à Landinara, en présence de Paolo Vampa (PV).
À partir d’une transcription d’après CD faite par les soins de Paolo Vampa, et à partir de mes notes d’entretien. Une partie de cet entretien apparaît aussi sur le site de Paolo Gioli : http://www.paologioli.it/download/ConversazioneconLenot.pdf
Ce qui m’intéresse, ce qui est très important c’est le geste et le hasard que ça peut donner, un accident, ou en tout cas un incident.
Ma non è un caso [che venga], e anche se una volta fosse un caso, se il risultato non piace, distruggi l’opera! No, io so che il gesto può portare a questo e dunque decido subito se accetare o no l’incidente! Siccome io vengo dalla pittura, la materia non mi disturba… Prima dell’immagine c’è la materia. Senza la materia non fai l’immagine.. Io dò molta importanza alla materia e prima ancora su quale materia l’immagine andrà a depositarsi.. Voglio sapere quale letto troverà..il tipo di carta.. se la carta è più chiara o meno chiara, se è gialla….. e dunque ho un interesse anche per la carta (il supporto) e non solo per la materia fotografica, che arriverà dopo..
Sono turbamenti.. adesso non so neanche spiegare… Io non sono una persona felice o che sta bene, non sto bene e sono profondamente infelice.. Che immagini vuoi che nascano?.
Per es questi sono soldati italiani in Libia.. Italiani brava gente, stanno fucilando questa famiglia, il nonno la nonna e il bambino, qui… 1911. Io non sono indifferente a queste cose … come non sono indifferente a questo zingaro, polacco, ebreo che sta aspettando il suo turno… qui ci sono i morti [ammazzati] e costui, con l’ufficiale dietro, sta aspettando il suo turno. Una domanda: sta per morire ma tiene i suoi indumenti sotto il braccio. Sta per essere abbattuto e vede già come andrà a finire, ma si tiene stretta questa cosa qui.. quello che Roland Barhes chiamava il punctum. Che può essere qui, può essera qua, non si sa! E perché si tiene questo fagotto di panni? Sta morendo, cosa gliene frega?.. questo fagotto qua! col mio fagotto! Sì, vabbè, però.. magari, dentro c’era qualche ricordo. la fotografia della madre, del bambino, che so?.. [il n’a personne à qui le donner]
Ecco, io, guardo molto questo aspetto sociale.. il fotogiornalismo, i fotoreporter.. quella roba lì..
….. [Qui nel mio studio] potrei fare bellissimi nudi, erotici, sereni… ma mi porto dietro lo stesso [i drammi della vita]….. Beh? Perché io sono qui, sto qui dentro [nel mio studio], cosa faccio, l’artista? Invece, la testa viaggia molto lontano. Quando lavoro, la storia tragica della vita mi dis-piace, mi de-costruisce, mi logora. Mi influenza, mi angoscia…
Questi altri, sono in Slovenia.. non erano partigiani ma erano persone che avevano aiutato i partigiani perchè non sono vestiti da partigiani. Soldati italiani, sciagurati, infami, fascisti, no? questo fuma.. sembra che stiano facendo un pic-nic. Invece li stava obbligando a scavarsi la fossa. Ma perchè si scavano la fossa? [peut-être ils ne savent plus dire Non, peut-être est-ce un sentiment religieux, d’êtres humains : être enterré, à la différence des animaux]
Io, scusa, io non mi scavo la fossa.. mi stanno per fucilare.. mi devono uccidere, e io mi scavo la fossa? E’ faticoso scavarla! Vengono dalla fame.. Una delle risposte più semplici, che danno tutti è: mentre scavano la fossa sperano che gli altri [aguzzini] possano ripensarci, e sia soltanto una umiliazione, cioè gli fan scavare la fossa e poi non li uccidono. In qualche modo prendono tempo.. e attendono.. speriamo che ci pensino su. Invece no, perchè poi invece li uccidono. E sono soldati italiani!
Il ciclo delle Vessazioni è una sorta di mise en scène, diciamo! la mano del torturatore si è ferita mentre sta torturando… E c’è questo passaggio [di materie]… prova a sentire con il dito!.. Ecco, questo è colore acrilico. {E’ un colore industriale}. Lo hanno usato moltissimo i pittori pop… lo hanno scoperto loro.. e lo hanno rivalutato.. Prima preparo questi due fondi. Quando sviluppo, l’immagine trova questa materia, poi quest’altra. L’immagine deve dare l’impressione di essere dietro la materia, e la materia di essere trasparente e di essere sopra [l’immagine]..
Pourquoi dites-vous que c’est une contamination? En français contamination est très négatif, une maladie, une épidémie.
Anche in italiano contaminazione è un termine negativo.. ma visto che stiamo parlando di fotografie… Qui di medico non c’è niente! E’ la contaminazione di due materie… questa è materia pittorica e quest’altra fotografica! Sono due materie in combutta.
Mi ha sempre interessato vedere che rapporto (relazione, reazione) ci può essere tra una materia tecnologica sofisticata, contemporanea [come il polaroid] e le materie antiche come può essere la preparazione all’olio, le gouaches ecc… Vedere che tipo di reazione queste due materie, messe assieme, possano avere a distanza di secoli d[al loro] concepimento. Poteva anche non venire niente. Invece ho visto che questa materia tecnologica contemporanea con quell’altra [pittorica] possono compenetrarsi. Questo è quello che può venire, niente di più. Questa materia gessosa, opaca con questo semi-lucido… Questa [materia] è tipicamente fotografica, quest’altra può ricordare un fondo… l’encausto per esempio, che è una tecnica antica! Ecco, l’encausto aveva lo stesso aspetto! E si faceva già al tempo di Pompei.
Et là, vous ne savez pas d’avance si le visage ressortira beaucoup comme dans la précédente ou peu comme dans celui là. Vous le découvrez après, n’est ce pas?
Beh, sì: ne fai una, ne fai due, vedi cosa viene e dopo lo sai. Dipende da quanta luce gli dài, ecc. Se questa materia qui [rende l’immagine] troppo scura, se la fai più chiara si vede di più.. si tratta di preparare più chiaro, più scuro, ecc. è una cosa molto semplice!
…Questa è una parte delle opere che andranno in mostra a Brescia. E’ Minini che ha scelto queste opere… lui pensa già ai possibili acquirenti.. c’è un tipo di persona cui piacerebbe più questo.. un’altro che preferisce questa roba qua… Il gallerista sceglie sempre opere che possano piacere ai suoi clienti. Non fa una scelta omogenea ma pensa ai gusti che potrebbe incontrare.
Per es. questa tela qui non è messa davanti al ragazzo ma è dentro lo chassis della camera. L’immagine del bambino, quando entra, [parasite] passa attraverso la tela che sta dentro lo chassis. Il soggetto è un corpo nudo, ma all’interno dello chassis ci si può fare una composizione!… E’ importante, dunque, capire questo, che lo chassis diventa un contenitore creativo.. Così quando l’immagine si impressiona crea anche un contatto.. come quando si fa un’immagine a contatto.. Quando l’obbiettivo proietta l’immagine, la luce stessa del corpo impressiona anche la tela. Dunque, con un gesto solo si compie quello che [faceva] Fox Talbot (faceva i contatti, no? l’immagine fotogenica)… E in più però, si raccoglie anche un’immagine, la figura. Si attuano così simultaneamente i due gesti per cui la fotografia si è formata: l’immagine e anche il contatto!
Ce que je trouve très intéressant c’est que dans toute l’histoire de la photographie le châssis est neutre, il est là pour recevoir, il n’est pas là pour faire… il y a eu des photographes fin XIXème qui ont travaillé sur le châssis… pour truquer pour faire des fausses images, pour rajouter des choses fausses dans l’image…Alors que dans votre cas le châssis devient un outil… La différence est qu’ils faisaient ça pour tricher alors que vous le faites pour révéler autre chose.
[tête d’un kapo nazi]
In queste immagini affrontao il tema vita/morte.. Ho una serie di maschere… come maschere di persone già morte. E le contrappongo al soggetto che è vivo… In queste opere, c’è sempre questa contrapposizione di maschere.. Da vivo, sembra che [il soggetto] conviva con la sua maschera da morto. Il concetto sarebbe questo. Dopo però bisogna però vedere se questa cosa emerge. Deve funzionare l’opera.
Vedi? questa pellicola è stata tagliata.. Io taglio la pellicola e poi al buio tengo attaccati i due pezzi di negativo con un pezzo di nastro adesivo per creare un elemento grafico di sovrapposizione..,..
Poi queste opere andrebbero viste in progressione e viste assieme perchè ci sono degli spostamenti tra un’immagine e l’altra, delle mutazioni, un progress. La polaroid è progressione perché c’è molta rapidità per eseguirle, in un minuto tu vedi l’immagine. In una giornata tu puoi fare una intera grande mostra, se sei in una giornata buona dal momento che una immagine segue l’altra, è chiaro che è contaminata dall’altra.. e l’altra dall’altra. Non è che passan tre giorni e ne fai un’altra e dimentichi quello che hai fatto.. è un work in progress..
Et en même temps vous travaillez beaucoup par séries.. vous avez des séries.. et après elles sont finies et vous passez à une autre série.. la notion de série est très importante pour vous.
Più che di serie dobbiamo parlare di cicli. Anche perchè, se faccio una immagine interessante, mettiamo, una soltanto, uno potrebbe pensare che mi sia venuta per caso, se invece tu ritorni e fai sempre la stessa, tre, quattro, cinque volte, fai capire che dentro avevi un discorso che volevi sviluppare. Non sei obbligato a farne una serie, però è bello spiegarsi! Non riesco a fermarmi a un’opera sola! Ci si ferma quando è talmente complesso che non riesci più a [dire qualcosa di nuovo(?)]… si entra in un cul de sac, come si dice. Poi smetto ed è finito.
[apparition ou disparition de l’image][angoisse de mourir pendant son sommeil][parle de sa femme, infirmière en psychiatrie. Elle diagnostique ses visiteurs…]
Comment avez-vous commencé à faire çà ? Quand vous aviez vingt ans, la photographie, c’était quoi pour vous? Quand avez-vous choisi de suivre une voie différente par rapport à la photographie de Cartier-Bresson, à la photographie ‘normale’?
Vengo dalla pittura.
Ma già quando avevo sedici anni, guardando i libri d’arte nella biblioteca [pubblica della mia città] ho scoperto l’avanguardua storica.. quella tedesca.. francese.. Ho visto che molti pittori erano ex-pittori e che avevano preso [in mano] la cinepresa o la macchina fotografica. Lo stesso Cartier Bresson dipingeva e ha smesso poi di dipingere. Ecco, questi che venivano dalla pittura e che si sono poi spostati nella fotografia…. potrebbe essere stata fatta a loro la stessa domanda che è stata fatta a me! Cos’è che ha causato, ecc….? Per es, Hans Richter, Cartier Bresson..
Intanto, innegabilmente c’è una commistione, un legame, tra fotografia e pittura! E’ pur sempre materia, è pur sempre immagine. Dunque non è poi un salto così (astruso)!
C’è poi un salto meccanico.. cerebrale.. diverso.. ma è un pò lungo, un pò complesso spiegare….
Certamente, la scoperta che ci si poteva esprimere mettendo insieme pittura, fotografia e film mi ha fatto pensare che era possibile legare queste tre cose! Moholy Nagy ha scritto [addirittura] un testo famoso che è Pittura, Fotografia e Film, no?.. Quello è un manifesto straordinario! Allora, non dovrebbe dar scandalo che il pittore non resti solo pittore ma tocchi anche altri campi come la fotografia.. Insomma, fare a meno della fotografia e del cinema e dipingere soltanto, mi sembrava di lasciar fuori due discipline, due mezzi troppo importanti! E poi, c’è l’avanguardia storica che spiegava e dimostrava grandi cose! Per cui, è stata una rivelazione enorme!
Porto l’esempio della fotografia. Se nell’immagine fotografica che ho concepito c’è una parte che non è venuta bene, che non mi convince molto, essa rischia di compromettere tutta l’opera e io sono costretto a buttarla via. No! Nel mio caso, mi viene in soccorso la capacità di intervenire [pittoricamente], la parte pittorica che mi porto sempre dentro…. In questo modo, ho recuperato immagini perfette sul piano tecnico ma morte sul piano espressivo perché non riuscite bene.. Avevo qualche dubbio [sulla riuscita di alcune opere] e le ho riscattate e recuperate ancor meglio con questo innesto, con questa contaminazione delle materie!
Et ça c’est aussi lié au geste de la retouche. Vous avez fait une série sur les retouches.. Les Sconosciuti..
Anzitutto, il ritoccco non l’ho fatto io, in quel caso!
Sono ritratti degli anni cinquanta.. sono ritratti di carte di identità. Ho notato che sul retro c’ era una piccola immagine espressionista.. Da un lato c’è il ritratto da bambina e dall’altra da vecchia. mi ha colpito molto che fosse già il suo ritratto scarnificato.. sembra un cranio.. Ho dovuto andare molto vicino con le lenti per riprenderlo… Devi inclinare un pò e vedi questa materia sopra.. questa materia veniva data per poter ritoccare, per levare le pieghe, i difetti, per abbellire il soggetto… era una materia che si spalmava sopra la lastra, sul retro. Càpita di vedere i segni delle impronte delle dita che con la lente saltano fuori.. E allora il vero artista è il ritoccatore…
Che quasi sempre i ritoccatori erano poveri pittori che in realtà erano veri artisti, ma che si vergognavano di dire che erano ritoccatori! Perchè il vero lavoro di artista era questo.. Guarda che sono capolavori! M no, io faccio i paesaggi ecc E io ho appena fatto in tempo a conoscerne uno di questi artisti si chiamava Greggio. Il matto Greggio, pittore che poi ha dato fuoco al uo studio a Milano. L’ho sentito alla radio. era amico di Virgilio Milani. Era uno dei ritoccatori che andava da questo fotografo a ritoccare le fotografie per metterle sulle tombe. Sulle tombe son tutti giovani e sorridenti. Che hanno da ridere che sono morti? Ridono tutti! anche le persone che non hanno mai riso in vita loro. Io ho conosciuto una persona che era sempre musona.. vado al cimitero ed è là che ride! Ma come? dico! Ma se non mi salutava neanche! Era sempre serio! Ecco, questo mi ricorda Oscar Wilde (beh, molto di Dorian Gray potrebbe trovarsi negli Sconosciuti!). Che ha detto una frase stranissima : in treno, al confine. Gli domandano: Cos’ha da dichiarare? Niente! Ah,sì! Il mio genio. Mi piacerebbe essere stato io a dirlo. Solo che poi vengono due infermieri e ti portano via subito!
Mais c’est toujours le geste, la main qui intervient à la mécanique, tout à coup la main intervient que ce soit visible ou invisible, que ce soit un retoucheur inconnu ou que ce soit vous, il y a ce coté pictural, manuel.
Sì, questo è un punto molto importante. Tutta l’avanguardia storica era molto manuale e molto rudimentale: lavorava molto con le mani.
Man Ray non era molto stimato dai suoi colleghi [come pittore], ma quando ha cominciato a fare i rayogrammes (che poi è la stessa operazione che faceva Talbot quando metteva una foglia sul foglio di carta, come ha fatto anche Moholy Nagy e altri) hanno detto: hai visto? sembrano disegni fatti col carboncino, hanno una qualità grafica uguale a quella di uno che disegna col carbone! Non sa disegnare, però dimostra che ha gusto e il piacere… E i pittori lo hanno elevato al loro stesso rango.
La sua grande intuizione è stata di non farne il positivo, che sarebbe stato banale; invece il bianco della carta con quei segni incrociati di neri, di grigi, di sfumature, ecc hanno una qualità grafica/pittorica straordinaria. Man Ray ha raggiunto questo risultato lasciando il nero sul bianco. Non ha voluto fare il positivo perchè in negativo sembrava quasi un disegno a carboncino, di una freschezza enorme!
Man Ray si é riscattato agli occhi dei suoi amici pittori quando ha messo degli oggetti sopra un foglio di carta. Naturalmente, bisognava anche saper scegliere certi tipi di oggetti! trasparenti, delle forme strane..
Ecco, per rispondere alla sua domanda, direi che la scoperta di poter usare oltre alla pittura anche la macchina fotografica e la cinepresa, nel mio piccolo, mi ha fatto sentire più vicino alla grande avanguardia storica! Insomma, io ho preso a lezione quella lezione là.
J’ai une question sur ce que vous dites là, par rapport aux avant-gardes. A l’époque des avant-gardes il n’y a pas de méfiance de la technique, il n’y a pas de rejet de la technique; ce que Moholy Nagy fait, ce que Man Ray fait, ce n’est pas fait en réaction à la technicité de la camera. Aujourd’hui on peut poser la question différemment par rapport à la technicité de l’appareil, à l’omniprésence de la technique dans l’appareil, par rapport à la multiplicité des images, on peut avoir aussi une réaction par rapport à ce phénomène social culturel. Ce qui n’était pas vrai à l’époque des avant-gardes. Comment vous situez-vous par rapport à ça ?
[voir Marinetti dans un embouteillage milanais]
Io seguo tutto il fenomeno tecnologico molto accuratamente, e lo trovo starordinario! Io non sono contro la tecnologia. Io passerei subito al digitale se non riuscissi a ottenere un certo risultato manualmente.. Ma cerco di rimandare sempre [quel momento].
La Sony pubblica una pubblicità dove mostra una piccola telecamera che riprende e proietta immediatamente l’immagine sul muro.. E’ la cinecamera di Lumière che riprendeva e proiettava.. Cambiavano l’obbiettivo, perchè uno è l’obbiettivo per riprendere e l’altro per proiettare. Il principio è lo stesso.. Il legame io non posso ignorarlo. Sapendo di Lumière, scopro che la Sony non ha inventato nulla! Lo fanno per un fatto di mercato.. E’ una cosa bellissima, ma è il prolungamento di… l’invenzione parte dai Lumières! Bisogna saperlo, questo.
La technologie photographique depuis cinquante ans n’est ni le geste ni la matière. Le geste du photographe est de plus en plus simplifié par la technologie et la matière… il n’y a plus de matière dans la photographie. Or tout votre travail est le geste et la matière.
No, no invece! E’ materia anche l’elettronica! Tutto è materia: l’ink-jet spruzza… è un getto di inchiostro… è carbone, è materia! Le immagini che tu vedi sullo schermo vengono da un pezzo di materia! C’è un supporto anche nel digitale. Il codice binario deve attuarsi in qualche maniera su un supporto…. e dunque devi costruirlo.. e quando devono fare lo schema elettronico digitale lo disegnano per terra dentro una stanza gigantesca, e i tecnici vestiti di bianco camminano come in un labirinto.. poi lo fotografano in dimensioni sempre più piccole e lo riducono a una cosa infinitesimale..
Edwin Land ci ha messo trent’anni per concepire il polaroid e io sto usando un rullo come ai tempi di Senefelder per stendere proprio quella materia lì che è ultra sofisticata e tecnologica!…
Non è per nostalgia che lavoro così… io sono costretto,..
[PV : Photoshop : un enfant peut s’en servir. Pourquoi utiliser l’ordinateur si vous pouvez le faire manuellement ? Vous n’avez rien contre la technique. C’est un défi de faire aussi bien tant que vous le pouvez]
Mi dicono: ma allora a te piace l’aspetto artigianale del fare!.. Ma no, rispondo! Piuttosto, voglio vedere quanto funziono da me solo!.. fin dove posso arrivare con il mie sole forze senza l’aiuto della tecnologia!… E comunque, se io decidessi di fare cose con l’elettronica, vorrei usare il meglio che c’è sul mercato per fare quelle cose che non riuscirei a fare con le mie mani, ecco!
Tra l’altro… non mi resta molto da vivere. Vuoi che vada adesso, a settant’anni, a cominciare a lavorare con il digitale di colpo, così? E’ un lavoro molto complesso che richiederebbe anni per andare avanti perchè vorrei concepire un lavoro pieno, dedicandomici completamente! quando sarò giunto a un buon livello, è ora di morire!
Quelli che sono in una situazione creativa sono perennamente distratti…. (anche adesso parlando mi vengono in mente soluzioni di come risolvere una cosa)… per cui molte volte si rischia la distrazione, non segui il discorso della persona che hai davanti.. è una sitiuazione di ricerca continua! è una condizione in cui non c’è mai riposo….. è un’ossessione ma non è angoscia.. E’ una cosa così.. che ti lavora continuamente dentro, però tu intanto vivi. Non c’è riposo, mai! Ecco perchè ho difficolta ad addormentarmi!
Ci sono dei momenti…. un momento cieco, no? ci sono questi momenti!
Dans votre travail depuis le début il y a toujours une recherche.. on sent la recherche.. on sent la créativité. Vous n’êtes pas quelqu’un qui a inventé une recette un jour et qui la continue.
Quando hai un foglio bianco davanti oppure sei in una situazione in cui non sai cosa fare.
Durante i quali parlo molto da solo… ad alta voce… Questo mi è stato molto utile per fare i miei film…
Quando parli da solo, parli come se ci fosse un’altra persona lì con te! e sembra che costui ti abbia aiutato a chiarirti le idee. E invece, non avevi nessuno davanti! Che poi, gli scienziati hanno scoperto che, sul piano creativo, questa speculazione continua elimina una infinità di errori possibili e, quando è ora di mettersi a lavorare, vai a colpo sicuro!
Quand vous faites une prise de vue, vous savez d’avance ce que vous allez faire? Le travail de la pensée se fait avant..
[Duchamp…]
Mi ricordo di aver cominciato a dipingere un pò alla Cezzanne coi colori a olio.. ho fatto anche delle belle cose.. e poi via via conoscendo.. con la cultura…
Mi servivano delle immagini per fare un film e facevo così: come un montaggio diretto.. prendo una serie di libri e li metto uno sopra l’altro.. libri di diversa natura: fotografici, di pittura del Rinascimento… oppure di medicina.. e formo come un unico libro.. Ho un blocco unico e apro a caso, per cui è più sorprendente dopo, più emozionante perchè non sai cosa uscirà! apro così a caso… e trovo un’immagine, un volto.. poi, apro qua e trovo che qui c’è questo richiamo qua… a tre secoli di distanza! allora metto un segno [al primo libro]… metto un segno anche all’altro [libro].. sto già facendo un montaggio!… Nel libro della medicina c’è magari un corpo squartato o una testa tagliata e poi invece c’è una bambina che sorride su un altro libro per cui ho già un montaggio visivo diretto, così che quando mi metto a riprendere (perchè nel film inserisco delle immagini fisse che sono molto utili in quel momento là..) io ho già fatto come un protofilm su carta, un film che ancora non esiste, che è fatto solo di segna-libri [messi lì] tra le pagine dei libri.. ma già pensi a che effetto farà quando subentrerà questa immagine.. io stacco qui.. salterà fuori questa immagine qui.. e da lì poi puoi passare alla… Questo poi, decido di farlo in dissolvenza, dopo… Interessante!..
[je parle de Warburg, du montage]
Je voulais vous poser des questions sur les photofinish. quand vous avez commencé, comment avez-vous commencé, si vous faisiez déjà des films à ce moment-là, comment tout ça s’est articulé ?
Il fotofinish, si sa è una tecnica usata nelle gare sportive per stabilire chi arriva primo al traguardo. La fotocamera è fissa al traguardo. Dentro la camera c’è una fessura, un piccolo taglio che è in direzione di una cellula elettrica.. Quando l’atleta arriva… disturba la cellula che aziona il motore della fotocamera che trascina la pellicola facendola pasare davanti a questa fessura/linea e si compone l’immagine a tante linee.. si impastano, queste linee. Se l’atleta è in testa ma si ferma prima e non supera la cellula, non disturba la cellula, ed è come se non fosse mai arrivato.
Perchè mi è piaciuta questa cosa? Intanto, io stavo lavorando con il foro stenopeico.. che è un punto! forato.. luminoso.. E nel fotofinish c’è una linea… luminosa perchè crea l’immagine. Dunque, punto… linea… per poco non arriviamo a Kandisky.. Ma non c’entra niente!
Il punto è una linea contratta. Guardandola d’infilata, una linea così diventa un punto! la metti in piedi, torna ad essere linea! è l’ABC della percezione visiva. Sta scritto in tutti i libri di fisiologia della percezione!
Era dunque fatale che io, partendo dal punto stenopeico, sapendo di questa linea, dico: beh, bello esprimersi attraverso un punto e attraverso una linea luminosa che mi porti immagini! Allora è stata la contrapposizione di questo aspetto grafico, prima.. ho sentito di contrapporre al punto la lettura del movimento.. che questa linea è fissa però perlustra il movimento.. e sarebbe come quasi il protocinema.. Il fotofinish è protocinema.. Se uno riesce ad eseguire delle immagini solo con il punto, e allora, con una linea che cosa si può fare? E allora mi sono dedicato molto e ho lavorato su questi due aspetti. E ho fatto mostre solo di [foro] stenopeico e di fotofinish contrapponendo punto e linea. e ho anche messo la camera stenopeica in mostra e la camera del fotofinish. Da qui sono nate queste immagini.
La linea [dritta] è stato solo l’inizio per me. Poi ho cominciato a fare la linea spezzata, ad aggiungerne un’altra! Per cui l’immagine entrava un pezzo di qua e un altro di qua. Quando c’è il segnale disturbato sul digitale terrestre e sullo schermo si vedono tutti frammenti geometrici che spaccano l’immagine… Ecco, io ho delle immagini simili che, senza volerlo, ho concepito col fotofinish perché ho spezzato la linea in tante parti, per cui l’immagine … il pezzo che è sopra leggeva l’occhio, qui legge la bocca, un altro qua e un altro qua e mi è venuta fuori più o meno la stessa roba!
Però pensa, dopo anni e anni mi vedo le stesse immagini per un disturbo, un parassita tecnologico che c’è dentro.. eh bè, c’è una anticipazione involontaria.. quasi tecnologica ma fatta con nulla.. ma è solo la partenza.. bisognerebbe spiegare che poi ho introdotto delle immagini al posto della fessura….
[longues explications sur le photofinish et le ‘cinéma’, non retranscrites]
Première question sur les hommages
[discours non retranscrit sur les couleurs; le timbre poste sur les frères Lumière, pétainistes, détruit; la guerre comme instrument de progrès]
PV Chiede Marc il perchè di questo tuo legame con la storia della fotografia che poi ha dato origine a tutta la serie degli omaggi.
Il legame è il positivo diretto!.. non vale per tutti gli autori della protostoria della fotografia, ma per Bayard, sicuramente!….
Bayard aveva fatto le stesse cose di Talbot ma è stato il primo ad aver fatto i positivi diretti.
Resta un mistero come mai Talbot abbia aspettato cinque anni prima di fare un positivo? aveva il negativo.. lui per fare una foglia, ha preso la foglia e l’ha messa sopra.. è venuta bianca naturalmente perchè è un negativo! Ma geniale com’era.. non ha fatto un contatto per fare la foglia? Fa un altro contatto, prendi il foglio di carta con l’immagine bianca, rimettilo su un’altra carta e fai il positivo,no? Bayard invece ha capito. Se ho il negativo io voglio vedere in positivo, caspita!… Che poi, tutta l’industria della fotografia è nata così! Hai il negativo, proietti e fai il positivo! Beh, per cinque anni non lo ha fatto! Non c’è traccia di un suo positivo per cinque anni! Si accontenatva di questo negativo, che venisse… erano prove per vedere che venisse fuori l’immagine! gli bastava quello.
Bayard veniva trascurato proprio perchè le sue fotografie non avevano la stessa qualità dei dagherrotipi. Ma il dagherrotipo non aveva un avvenire!.. Si trattava solo di capire che era questione di tempo! bastava solo rendere la carta più sensibile…migliorare la qualità della carta! Arago ha visto la [inferiore] qualità del negativo [di Bayard] e ha premiato Daguerre, ma non ha capìto che il futuro sarebbe stato della carta. Quindi, il gesto superiore è quello di Bayard che veva avuto l’intuizione del positivo diretto su carta.
Lui faceva il negativo e dopo, con un processo chimico complesso, invertiva il negativo chimicamente! La stessa cosa che avviene col Cibachrome! Dopo però non hai più il negativo. Il negativo si è trasformato in positivo che è un’opera unica! Tant’è vero che i musei che hanno le opere di Bayard hanno un capitale enorme, perchè ne esiste una sola tiratura. Ma poi l’industria ha detto che l’opera andava divulgata, per cui il negativo ecc…. ma è un fatto commerciale, una questione che non ha nulla a che vedere con la fotografia.. E’ stata l’industria a volere che di una fotografia si tirassero più copie, a scàpito del [loro] valore, però!
Visto che Bayard aveva anticipato questa cosa inventando il positivo diretto, e il polaroid è un positivo diretto, devo riconoscere la priorità della invenzione di Bayard. E allora ho riletto le cose di Bayard con il positivo diretto della Polaroid! Ma nello stesso tempo con il polaroid avevo escogitato possibilità.. con la seta, con la carta… da cui sono nate tutta una serie di opere combinando positivo diretto con positivo diretto!…una sorta di protostoria che va a compenetrarsi con la storia contemporanea. Dunque c’è un ragionamento dietro quegli omaggi, non c’è solo la curiosità di provare ecc. c’era un pò la lettura filologica della cosa, non era un accostamento casuale.. andavo a cercare….perchè guardo ossessivamente alle origini…. di tutto.. dalle cose più banali…. anche alle tue origini, per dire! E allora scopro una infinità di cose! Ah sì? ma questo qua l’han già fatto tre secoli fa!
Ma a Bayard ero legato anche per storie esistenziali.. Dunque leggevo la storia e l’interesse anche [per quello che c’è] dietro la storia, l’interesse per l’autore.. rileggevo la biografia dell’autore e mi colpiva molto.. Bayard misconosciuto.. col corpo nudo.. e allora, siccome ero sconosciuto anche io.. allora ho rivisto la mia situazione.. allora sono un Bayard anche io! abbiamo la stessa storia a distanza di anni. solo che lui era comunque Bayard, mentre io sono un nulla..
Ma è riduttivo, limitativo in rapporto al mio lvoro essere legato alle citazioni!.. Però [quei cicli sulla protostoria] mi hanno dato la possibilità di sperimentare, provare, in un momento che considero felice delle cose che stavo facendo con il polaroid. Magari le avrei fatte su altre cose, forse banali, che ne so? Invece, essere impegnato su un autore mi faceva sentire più responsabilizzato. Non so, faccio una cosa su Poitevin non posso fare una porcheria, voglio farla di livello!.. e allora inventavo ogni volta delle soluzioni tecniche sempre però usando il polaroid. Per ogni autore che provavo a leggere…
Che poi lavoravo in modo molto rudimentale.. Non lo facevo per proiezione, con diapositive, roba del genere.. a contatto con la polaroid facevo delle fotocopie da un libro in bianco e nero.. Il bianco e nero a colori diventa un giallo, giallognolo, perchè? Perché la lampada dell’ingranditore non è fredda; la carta, a vederla, è bianca ma attraverso una luce debole diventa gialla. Ti dà già una intonazione di colore senza aver fatto nulla, insomma! Viene da sé. Mettevo la fotocopia , tutte fotocopie in bianco e nero che ho trasformato a colori! Era interessante partire con delle immagini in bianco e nero del libro! Tutto dai libri! Dunque un nulla. Sei lì con la polaroid, fotocopie e basta. Poi per illuminare usavo un lampadina tascabile con dei pezzettini di carta colorata davanti, oppure a contatto dell’opera
Ce sont des techniques très frugales, très simples.
Beh, è bello avere addosso questa possibilità di risolvere subito tecnicamente.. perchè così verifichi subito se avevi ragione o no, se vale la pena di continuare o meno!
Srebbe interessante capire.. come mai?.. da sempre, questo.. di non andare in cerca di complicazioni tecnologiche. Forse l’ansia di voler far subito! Intanto, sarebbe stata una cosa estremammente avvilente.. frustrante.. che se ti viene in mente una cosa e tecnicamente non riesci a farla, almeno io ho questo.. che se mi viene in mente una cosa, non ho nessun problema tecnico. Darei delle sberle alla mano per la grandissima bravura che ha.. non ho problemi di risolvere.. come mi viene in mente una cosa.. sarebb terrificante.. ti viene in mente una cosa brillante, strordinaria e non sai come farla.. Ma scherzi? devi dirlo a un altro? No! però il passaggio tra il concepirla e farla è quasi automatico! mi orgnizzo e la realizzo. Come una folgorazione! E la tecnica segue come niente! l’idea è rapida, ma è rapidissima anche la esecuzione! Molte volte potrebbe accadere che ti perdi! Un pezzo di cartone.. cosa fai? con la matita?
Ma come mai è stato più attento il pubblico francese che quello italiano? Puoi fare la roba più clamorosa.. è come e si tirassero indietro. Oltretutto essendo una figura anomala come autore, non sanno inquadrare, non sanno capire.. Chi è costui? E allora, sai come ti eliminano? qualificandoti come un eclettico! E Picasso, allora? più eclettico di Picasso che passava dalle ceramiche e poi faceva il pupazzo della capra con dei pezzi di ferro? faceva il cubista e poi improvvisamente una cosa rinascimentale, oppure ispirata a Pompei…E’ l’insieme dell’opera che va visto! per cui tocchi un sacco di cose, no? e vedevi la sua filosofia, il modo di pensare, no? di far.. Dopo dentro è tutto spezzettato si compenetra.. E allora i fotogrammi dei miei film non sono andati a finire in tele.. ognuno ha dato all’altro..ha attraversato.. è andato a finire sull’altro ecc. Questo è l’esempio che ha dato l’avanguardia storica!.. Che non c’è limite, non c’è confine..basta che non sia dispersivo .. devi dare continuità.. che ci sia un legame fra una cosa e l’altra, anche se diversa!
L’esempio stesso di Duchamp è così. Anche lui dipiungeva!. In realtà lui intelligente e scaltro, ha capito che sarebbe stato un buon pittore di paesaggetti e che avrebbe vissuto comunque e non sarebbe mai morto di fame.. lui sapeva dipingere.. come ha fatto la donna che scende dalle scale, quella roba lì ma ha capito che non avrebbe avuto molto di più di suo frtello François [?] Villon ha capito che sarebbe stato un mediocre. Si è capito lui! Pensa quanta gente sarebbe stata genialissima se avesse smesso di fare paesaggetti, piccoli ritratti oppur volere assolutamente essere pittore..No! lascia perdere! se guardi il rapporto con Tintoretto, Tiziano.. il rapporto lo devi fare con quello! mica con gli amici,no? Di fronte a questo tu stai calmo.. e allora prendi un altro indirizzo.. se non hai la capacità di un’altra visione, sei fottuto. Cioè tu non funzioni lì? ti deve sopravvenire un’intuizione di capirti in un’altra maniera. azzero tutto e mi rileggo! come Francis Bacon che ha buttato via tutti i suoim quadri che aveva fatto prima.. brutti! poi disegnava i mobili.. e andava in giro a ricomprare i suoi quadri, brutti, di quel periodo per cancellarne ogni traccia. Ma non si è ricordato di una cosa.. che esiste la fotografia.. sicché ha distrutto tutto ma non ha distrutto nulla. Ma anche Rothko! all’inizio faceva dei quadri orribili! con una sorta di simbolismo religioso, una roba! Poi vedi che a un certo punto scatta una cosa.. ecco questo sono io! ero confuso..poi parte questa cosa qua. O ce l’hai o non ce l’hai! che fa parte del talento, del tuo modo di pensare.. ma doveva accader. Ma venira da là e poi approdare a queste stesure piene di colore ecc vuol dire che la personalità era forte! Decidere un passaggio così, è violento! Ecco, in piccolo, vorrei che fosse successo anche a me! mi augurerei, quando ho pensato di lasciar perdere la pittura! Sarei un vecchio alcolizzato che gira per Venezia (i pittori, quando sono falliti, sono tutti alcolizzati)!
Inutile che uno dica che non sa che cosa vale! Io so benissimo cosa valgo! come sai vedere se hai sbagliato una cosa.. Leonardo sapeva benissimo di essere Leonardo! conosceva benissimo il proprio valore!.. Però non ha capìto niente della luce: Ha scritto che la luce è bianca perché non ci sono i colori. Mentre è vero il contrario: è bianca perchè è satura di colori! Tu la scomponi e scopri che dentro ci sono tutti. Li metti tutti assieme e questi si annullano!
PV A proposito di colore, racconta a Marc delle immagini luminescenti.
Bisognerebbe fargli vedere una lastra illuminata. dargli una dimostrazione. Di solito ho usato delle sculture. La luce di 1000W su una persona non può durare molto, no? Questo (mostra la lastra fosforescente) si appoggia sul negativo colore o su carta b&n. Io prendo solo la radiazione dell’immagine.
Ca fait penser à la protophotografie. L’image fixée..
(Ne mostra una). Allora, il verde non è dato dalle radiazioni, non è dato da un filtro verde,… questa è una cibachrome. La Ciba è una carta che ha una predominante o verde o azzurra, c’è scritto sulla busta.. il Cibachr non è fatto per fare riprese dirette così, è fatto per proiettare diapositive.. e basta! La carta Cibach ha una bassa sensibilità, 10 ASA. Allora, dietro la busta che contiene i fogli c’è scritto: per questa busta, mettere questo tipo di filtro perchè non tutti i rulli che costruivano in fabbrica uscivano con la stessa dominante e allora bisogna andare incontro, correggendolo col filtro. La predominanza è sempre verde. O blu. E poichè io faccio presa diretta, non posso mettere filtri, perchè le radiazione dell’immagine (questa si carica con i raggi della luce) non tengono conto dei colori oppure, tengono conto in senso negativo, tengono conto solo della luce. Quello che è un po’ rosa o rosso ecc, quello diventa scuro. Tutto quello che è vicino alla luce, quello viene. Raccoglie la luce, raccoglie il bianco, la radiazione della luce, il bianco, il biancore, ma tutto quello che è.. ci sia una vena di colore, già si abbassa, fa da filtro. Se uno ha dei fiori che hanno dei petali bianchi e uno rosso, il bianco viene, quell’altro pochissimo. Viene però con questo fondo qua, verdastro oppure blu a seconda del tipo di carta che ho trovato. Ma è interessante che tu vedi subito l’immagine che hai fatto. Vai nel buio e vedi questo volto che è anche impressionante perchè il buio non ha profondità e per cui sembra come un fantasma sospeso e anche se tu ti avvicini e ti allontani fa impressione perchè sembra una cosa che si avvicini, perchè non hai profondità. Vorrei fare una prova per mostrarti quanto è impressionante.. tu vedi l’immagine che ti viene vicino, ma non avendo nessuna prospettiva.. è un volto sospeso che ti viene avanti. Ed è un volto positivo, s’intende! Questo volto poi muore. Dopo un paio d’ore tu lo vai a vedere ed è come una persona che sta per morire. che se ne sta andando. Ma tu puoi però fermarla. Puoi dire: c’è ancora un pò di immagine, la rimetto su e voglio fare una sovraimpressione. L’una se ne sta andando e l’altra arriva. Una sorta come di dissolvenza. Un finto concettualista, per fare il furbo può fare un mostra riprendendo delle statue, le attacca al buio, gli mette una tela nera davanti per ripararle dalla luce e la mostra durerà esattamente il tempo che dura la luminescenza.. Finirà per consunzione dell’immagine! Non del supporto, si badi bene, ma della immagine. Come una persona, quando non ha più attività elettrica, no? anche l’immagine, non avendo più energia si spegne.
Je trouve que vous êtes un des photographes qui s’inscrivent le plus dans l’histoire de la photo. Je sais que vous faites autre chose, mais tout ce côté là de votre travail.. vous n’êtes pas le seul.. cette inscription dans l’histoire, il y a peu de photographes qui connaissent l’histoire de la photographie comme vous la connaissez et qui en parlent.. même si, bien sûr, il y a aussi autre chose.. mais cet aspect là vous est un peu unique.
Parlons de la série Naturae que vous allez montrer à Rome en Septembre.
Fa parte di un lavoro che.. mi interessa il corpo.. la figura.. i volti..il sesso ecc. Le parti anatomiche.. la vulva è una parte anatomica.. che sia erotica o no, è una parte anatomica,, e volevo fare questo frammento della parte sessuale che ho sempre immaginato.. bisogna ammettere che c’è anche un pò di ironia dentro..Volevo fare questa sorta di schermo sopra, di fotogramma un pò baluginante, come se leggesse delle forme dietro, così.. e che il corpo rimanesse coperto da questo schermo e che si vedesse solo.. di solito, si tende a coprire il sesso e a mostrare il resto.. ma questa parte è proibito, non si mostra! io invece ho alzato quest coso.. alzare la sottana a una donna… è estremamente eccitante.. piuttosto che vederla completamente nuda..tu fai così e guardi.. beh è un’altra cosa, se poi lo fa lei e lo alza… però è meglio se lo fai tu ecc.. ma comunque.. Tant’è vero che volevo mostrare le opere coperte da una tela e costringere le persone ad alzare e guardare.. e fotografare le persone di nascosto che alzano e poi guardano e poi abbassano.. E c’è chi alza bene per vedere bene e chi invece spia e si ritrae. Ma quel concettuale tipo da istallazione…. ma si devia….. e allora, l’impatto diretto! Allora ho pensato….dicono sempre la frase che la donna non si picchia neppure con un fiore.. ho visto invece che quel fiore infilato nella vagina…. che ci sono le piccole e grandi labbra, no? quelle sono molto utili perché [trat]tengono, no? …e rispondono, anche! chiudi, apri, chiudi, apri.. stringi, apri.. e allora è come una strana bocca, no? e dunque le grandi labbra sono così… le piccole fanno così… si chiudono ad incastro… e trattengono così.. è uno strano animale.. si muove, proprio!.. allora, perchè rimanesse attaccato…. intanto il fiore non è un fiore che esiste [in natura] ma ho preso tanti pezzi di fiori e ho composto io.. i petali di una cosa, la cosa di un’altra, ho costruito un fiore che non esiste. Doveva essere un pene.. un prolasso, come.. Scusa ma.. quelli che hanno la vulva ma hanno anche il pene….ermafroditi….questi sono una sorta di ermafroditi.. ma fatto col fiore! Mapplethorpe ha fatto… dico… si scandalizzano per una roba del genere e Mapplethorpe ha fatto le foto col pugno a sfondamento nel culo.. e non dicono niente? oppure apre le gambe alla donna, lecca il sesso della donna, e non dicono niente? No! se ne fottono.. [fotografie] vendutissime! sì o no? E io non posso mettere un pò di fiori nel sesso?
Nadar a photographié un hermaphrodite.
Sì conosco benissimo quella immagine!.. è discutibile, perché più che ermafrodito dicono che avesse proprio un difetto, invece.. era come un’escrescenza.. non è chiara, la cosa.. Anche Charles Nègre ha fotografato un nudo che sembrava… aveva fotografato uno che voleva essere un ermafrodita. E’ in piedi, non si capisce molto.. Mi chiedono: ma glielo mettevi tu il fiore o se lo infilava lei? Ma…. e io ti devo spiegare questa cosa qua? Ma a lei cosa gliene frega, scusi? Invece di parlarmi della immagine vuoi sapere chi lo metteva? Ma è roba da matti! sono scemi.. non capiscono.. è un sesso che ha un pene.. uno strano pene…ma si vede che è il sesso della donna.. è un abnorme clitoride….
Mais aussi un enfant qui naît.. un début de naissance..
sì anche qualcosa che sta per nascere, che sta nascendo.. il corpo poi è segnato qua, sulle cosce.. e poi c’è il richiamo pittorico sopra.. dove io ho ricostruito pittoricamente qualcosa che richiama la vulva.. chissà perchè.. non ho morale.. sono amorale, non so neanche cosa sia e dunque sarei dentro in una prigione, in galera.. è un perverso! considerato come un criminale ecc.. ma dico è perchè l’avete tenuta e la tenete da secoli e secoli nascosta.. se fossero nati tutti con gli occhiali neri e non avessimo mai visto gli occhi delle altre persone sempre oscurati dagli occhiali, uno si leva gli occhiali e fa: aaaaaah! e certo! è tutto lì. è l’occultamento e poi la rivelazione, no? è una vecchia storia. E anche quando una persona parla.. è brutto, piccolo, un mostro, ecc ma quando parla è eccellente. Paganini, il musicista, era orribile! magro, col naso aquilino pallido, malatissimo, nevrotico, pazzo.. capelli impomatati e tirati di nero, tirati da una parte.. una figura che faceva impressione quando appariva, no? nessuno avebbe voluto avvicinarlo e lui non voleva avvicinare nessuno… Ma quando suonava.. tutte le donne, con delle belle tette… tutte le donne andavano da lui.. nel camerino.. e lui le montava tutte.. Dunque, ho qualche speranza, ancora.. solo che non ho il violino! Sì, lo so cosa intendi… (risata) ecc
Avez-vous influencé des jeunes photographes ?
Je ne l’ai jamais constaté. Personne ne vient me voir. Peut-être des femmes.
Je lui parle du travail d’Agnès Dupré
[Mon travail est original, personne ne fait ça.]
Poi c’è un aspetto che è molto delicato nel mio caso. Bisogna dirlo e che non vada frainteso! Può darsi che nel lavoro che faccio ci sia anche un aspetto originale -diciamo- perchè… l’acrilico sulla polaroid 50×60 per esempio..a chi gli è venuto in mente di farlo?.. Che io sappia, non esiste al mondo un autore che abbia messo il colore acrilico sulla fotografia polaroid.. Almeno, non ne ho notizia! Né c’è, nella storia della fotografia, un fotografo che abbia fatto una foto con la sua mano, col pugno!
E qui bisognerebbe un pò riscrivere la storia della fotografia! E’ un exploit mica da poco, è un gesto sì, ma non è una cosa raccontata e basta.. io ho l’immagine.. Non è un progetto come Strindberg, pazzo che parlava che la luce della luna impressionava la luna ecc. Sono stupidaggini totali, ossidazioni… sono lastre che si sono ossidate, le sue|.. ma lui intravedeva chissacché.. No, in questo caso io l’ho attuato, io l’ho fatto!.. La macchina da presa stenopeica non esiste nella storia, non tanto del cinema ma delle cinecamere. Nei musei delle macchine da presa, non c’è la camera stenopeica, ma io non ho costruito solo la camera.. ci ho fatto un film!. Bisogna riscrivere la storia del cinema!
Per es sul pugno ho detto in una conferenza tre mesi fa sull’uso del corpo, ci sono fotografi che lo hanno fatto con la bocca e citavano il suo lavoro col pugno.. ma lo facevano con la bocca! ma la fonte della loro ispirazione è il tuo lavoro con il pugno!
Ah, non lo sapevo! Però, con la bocca è un pò più facile perchè è una camera.. ti metti un pezzo di pellicola in bocca, metti un cartone davanti alla bocca, fai un forellino e.. ementre c’è una complicazione nella mano! c’è un atteggiamento strano, anche psicologico.. quando ti prepari per fare questa ripresa, no? se devo caricare una scatola stenopeica, no? c’è la scatola.. la carta, la pellicola ecc e allora sai che c’è un’operazione da fare.. c’è la scatola, spegni la luce, ti prepari.. sei al buio, hai questi oggetti, tu manovri.. ma nel caso della mano ho avuto un attimo di smarrimento.. perchè cercavo la camera, ma era la mia mano! abituato a cercare l’oggetto.. ho avuto un attimo di panico come si mi fosse successo qualcosa alla testa! Come? sto cercando la camera, ma è la mia mano, càspita! allora, al buio ho stretto la mano e ho preso uno di quei tappi delle bottiglie di birra che con quelle zigrinature resta ben attaccato alla pelle ho messo prima dentro un pezzo di pellicola, ho chiuso così… però è un viaggio molto lungo.. questo è come un 500 di focale e riprenderebbe una piccola parte.. piccolissima..
Allora ho preso una mia maschera di gesso che mi ha fatto Carla quando ero giovane e bello, ho messo la maschera là nella oscurità e con un flash.. però c’è questo.. che quando si chiude la mano a pugno, le dita si gonfiano e resta molto poco spazio e se guardi la fotografia vedi che si vede proprio il dito che chiude. Ho puntato così..a occhio.. ma bisogna centrarla perfettamente perchè è un tele, la focale è lunghissima e bisogna lasciare un piccolo spiraglio, appena appena.. ho puntato là e ho fatto così..plouf.. ed è venuta. Poi ho preso l mia finestra.. finestra all’inglese.. che mi ha ricordato la foto di Talbot,, che è stata anche la prima fotografia.. e allora la prima fotogrfia fatta con la mano.. faccio come Talbot.. faccio la finestra! Alcuni mi chiedono: ma sono autentiche quelle fotografie lì o sono elaborazion? Guardi –dico io- io avrei voluto farne almeno venti per farne una mostra, ma sono riuscito a farne solo due! Mi càpita una cosa: quando mi viene in mente di fare una cosa, mi viene subito e perfetta! Di solito riesci doppo molte prove! a me invece càapit il contrario. Mi vengono subito perfettamente e poi basta! Non riesco più a farla. Come il massimo concentrato, la voglia ecc riesce sempre la prima e poi giù giù giù vado in calare. Mi interssava poco, perchè mi interessava il gesto.. Io non devo andare in giro a fotografare col pugno.. ti scambiano per un guitto. Mi è bastato il gesto una dimostarzione. ho altre cose da fare, altri interessi ecc
Bisognerebbe spiegare un pò la tecnica… il foglio bianco viene messo qui….. qui c’è il pod (la cartuccia piena di liquido)… si appoggia il negativo (la pellicola con l’immagine sopra) sul foglio bianco e si schiaccia col rullo, uno strumento usato nella calcografia, che ha otto secoli di età. Il polaroid è un materiale molto sofisticato. Ha una materia che si stacca e si deposita. Ha però bisogno di un rullo [per lo sviluppo] come si usa nei laboratori delle arti belle, come si fa per la litografia ecc. Usano il rullo.
Non sempre la pressione del rullo è bilanciata. Da una parte premo di più dall’altra di meno… la materia arriva dove può arrivare.. Vedi queste forme qua? Questa è la materia.. La materia non sempre arriva ad essere stesa completamente. Dipende della pressione manuale, della mano, del braccio.. E’ un fatto legato al polso, alla mia capacità di stendere la materia. Questo può essere un polso più forte e allora la materia arriva fin qua, qui ho dato meno pressione e allora la materia resta [indietro]… Ma questo non finito non mi dispiace. Io non devo fare la foto tradizionale, perfetta!..E poi, si crea una forma, una forma fotografica che è difficile fare.. perchè bisognerebbe fare una maschera e poi tante altre cose. Qui invece, c’è la materia, proprio la materia: premi, fai così ed hai la forma… Là!
Non si sa se viene o non viene questa forma.. né puoi dire dove ti verrà o come ti verrà!
Quando mi metto a lavorare non so come andrà a finire.. Per esempio, se questa [forma] arriva qua e fa così.. sul seno.. è un pò più drammatico, perché sembra che il seno sia stato tagliato.. mentre se cade qui è un disturbo. E allora, molte volte sviluppo [il foglio polaroid] upside down…
Invece questi elementi come segni elettronici, elementi di disturbo..
Per fare questi segni qui ho trovato in un mercatino un oggetto “elettronico” pagato €2.00 e volevo mostrartelo (il cherche dans la pièce et le trouve enfin et il le montre). L’ho fasciato con un nastro adesivo nero perché non esca la luce dalle varie parti lasciando solo questo forellino e poi con un righello facevo così (fa come per tracciare delle linee). Sul negativo… al buio… faccio dei movimenti… Vedendo questi segni, molti mi chiedono: ah, anche tu usi cose elettroniche.. Rispondo che si può arrivare a quello anche senza usare [l’elettronica]… In piena tecnologia io tendo a spogliare sempre di più…